domenica 17 dicembre 2017

Recensione: WORDCLOCK "Heralds"
2017 - Cryo Chamber




I brani architettati dal compositore Pedro Pimentel dimostrano che lo spostamento è sinonimo di movimento, il movimento è un cambiamento di posizione nel tempo. La sua scrittura si presenta infatti in una veste più tremante rispetto al passato, ed ecco che in un maestoso intrecciarsi di beat, strumenti a fiato e a corde l'ascoltatore viene prepotentemente trasportato in quello che a conti fatti è un viaggio sensoriale al limite tra esaltazione e angoscia, trance ed estasi. "Heralds" svela un'identità artistica che vuole sfuggire dal circuito tipicamente dark ambient per affacciarsi su un nuovo universo, in cui le sfumature sonore possono avere un ampio respiro. Nessun punto di riferimento, ma un raggio di azione più esteso. Essere artista significa provare ad avvicinarsi a degli obiettivi che, ogni volta, possono cambiare dimensione/forma. Un salto qualitativo e stilistico enorme, ottenuto grazie all'eccellente lavoro svolto da Amund Ulvestad (cello, electronica), Nuno Craveiro (nyckelharpa), George Shamanauri (tromba). Complimenti a Pedro Pimentel per l'approccio adottato. WORDCLOCK ha fatto centro per la terza volta.

Contatti: 
 cryochamber.bandcamp.com/heralds
facebook.com/wordclock

TRACKLIST: Bell Ringing I, Bell Ringing II, Bell Ringing III, Beatrice's Euphoria, St. George, Where Mercy Lives, Thames Does Flow , Heralds