martedì 19 maggio 2015

Recensione: STEVE VON TILL "A Life Unto Itself"
2015 - Neurot Recordings




Riconosciuto come uno dei due chitarristi/cantanti dei seminali Neurosis, STEVE VON TILL, ha ormai da tempo accantonato la dimensione di culto ottenuta grazie ai tanti anni di attività, anche per poter continuare il suo viaggio introspettivo ("A Life Unto Itself", titolo del quarto album, lo ricorda a tutti noi). Inevitabile e indispensabile, quindi, la scelta di intraprendere una carriera solista iniziata quindici anni fa con quel cantico sofferto e struggente intitolato "As The Crow Flies" (2000). Le sei corde e la voce profonda e corposa del musicista americano sono ovviamente in primo piano. L'ambito in cui questi sette brani si muovono è sorprendente, soprattutto per chi conosce già l'operato di Steve: blues raggrumato, forti echi di country spettrale, folk intimista. La stessa dimensione abitata da artisti rinomati come il fragile Nick Drake (RIP), lo sciamano Mark Lanegan, il vecchio Nick Cave (solo per citare alcuni dei suoi possibili mentori). Quel che sorprende è come un personaggio di questo calibro riesca ancora oggi a donare freschezza a un genere così scheletrico e autocelebrativo. Perché se è vero che gli arrangiamenti sono, idealmente, molto eleganti, la struttura generale del songwriting rimane scarna e abbastanza semplicistica. La timbrica di Steve Von Till, ora crepuscolare, ora ipnotica, sprigiona un magnetismo avvolgente che incanta ad ogni ascolto. Ad affascinarmi di più, però, è la sua capacità di sopravvivere al dramma interiore. La musica acustica racchiusa in "A Life Unto Itself" porta alla mente immagini incredibilmente evocative, a testimonianza della sua rilevanza come poeta. Fatevi rapire nell'oscurità della vostra stanza!

Contatti: neurotrecordings.com/artists/svt

TRACKLIST: In Your Wings, A Life unto Itself, A Language of Blood, Night of the Moon, Birch Bark Box, Chasing Ghosts, Known but Not Named