giovedì 22 gennaio 2015

Recensione: OBLITERATIONS "Poison Everything"
2014 - Southern Lord Recordings




Continua senza sosta il costante lavoro di ricerca da parte della label statunitense Southern Lord (fondata da Greg Anderson dei Sunn O))) nel 1998) che da poco meno di un anno ha regalato un importante contratto discografico agli OBLITERATIONS di Los Angeles, una creatura nata per volere di quattro musicisti naviganti in acque completamente diverse da quelle che bagnano questo breve ma intenso album di debutto. La line-up è costituita da Stephen McBean dei Black Mountain alla chitarra, Austin Barber dei Saviours al basso, Sam James Velde dei Night Horse alla voce e l'energico drummer Flo Schanze. Obliterations è un nome che rispecchia perfettamente la tradizione del punk/hardcore old school e non si rimane assolutamente spiazzati se la band ha deciso di completare il quadro aggiungendovi una copertina grezza, sempliciotta, convertita in 'black and white' e un titolo velenoso, "Poison Everything", in sintonia con la musica suonata. La storia del genere insegna che l'originalità non è mai stata una caratteristica fondamentale in questo campo, né tanto meno indispensabile, soprattutto se si tiene in considerazione che tali sonorità sono sempre state un propellente per incendiare determinate tematiche, spesso immediate e poco garbate. Il messaggio è la prima cosa che deve bastonare l'ascoltatore! "Poison Everything" è un ottimo esempio di come i nostri abbiano imparato la lezione dei Maestri Black Flag per stabilizzare il proprio sound. Gli Obliterations sanno come far detonare la furia irruenta dei riff veloci e le ritmiche sostenute della batteria, accompagnate dalla voce sgraziata di Sam, che probabilmente vede la sua unica fonte di ispirazione in Henry Rollins. Nelle canzoni composte dai nostri si possono facilmente trovare dei parallelismi con i primi esecutori del 'grunge' più crudo, quello prodotto principalmente nello Stato di Washington, in particolare nella città di Seattle ("Open Casket" e la penultima "The Middle Of The End"), ma anche delle similitudini con il temperamento rock'n'roll degli Zeke ("Head Wounds"). A chiudere il cerchio ci pensa la produzione ruggente curata da Chris Owens nei Studio 606 e il mixaggio cucito da Kurt Ballou dei Converge presso i suoi God City Studio a Salem. Se desiderare ascoltare qualcosa di scarno e tempestivo, allora puntate ad occhi chiusi su questi Obliterations perché sapranno tenervi buona compagnia per tutta la durata del disco (28 minuti). Headbanging assicurato! Disponibile da Ottobre del 2014.

Contatti:

obliterationssl.bandcamp.com/releases
facebook.com/Obliterations

TRACKLISTING: Mind Ain't Right, The One That Got Away, The Narcissist, Poison Everything, Black Out, Head Wound, Scapegoat, Shame, Normalized Decline, Ad Nauseam, Open Casket, The Middle Of The End, Crawl Inside