lunedì 9 giugno 2014

Intervista: INGRAVED - "A TESTA ALTA"






ATTIVI DAL 2001 I PUGLIESI INGRAVED HANNO DIMOSTRATO CARATTERE E TANTA GRINTA, NONOSTANTE ABBIANO ATTRAVERSATO PERIODI DIFFICILI E SPIACEVOLI VICISSITUDINI. OGGI PIU' FORTI DI PRIMA (GRAZIE ANCHE ALL'ENTRATA DI 2 NUOVI MEMBRI) CI PRESENTANO L'ULTIMO "FROM SOUR CRIES TO LOVING EYES" (SUPPORTATO DA SON OF FLIES WEBZINE!). A DISTANZA DI 3 ANNI DA "ONRYOU", IL SONGWRITING DEI NOSTRI SI E' FATTO PIU' VERSATILE, DURO, INTENSO ED EFFICACE!! TONY (VOCE), ANDREA (CHITARRA) E FRANCESCO (BASSO) I MIEI INTERLOCUTORI.

1. Ciao ragazzi. Dopo un silenzio di 3 anni vi ritrovo in pista con il nuovo MCD "From Sour Cries to Loving Eyes". Quanto è cambiato il vostro approccio alla musica dai vostri esordi ad oggi?

Tony: Ciao Christian. Innanzitutto vorrei ringraziarti dello spazio concessoci. Tornando alla tua domanda, ricordo come fosse ieri la prima volta che mi sono trovato in sala prove con gli Ingraved. Era il 25 aprile del 2001 e ricordo ancora i brividi di soddisfazione e il sudore di quelle prove. Oggi, dopo ben tredici anni, gli Ingraved sono ancora qui e personalmente sento quel tipo di brividi, tutti quegli “orgasmi catartico/musicali” dopo ogni singola prova, dopo ogni bel concerto. Forse l'approccio sarà cambiato, dovuto anche all'età, a una maggiore consapevolezza dei nostri mezzi e a una maggiore maturità, non solo compositiva, però le soddisfazioni, la voglia, l'esigenza di imbracciare i nostri strumenti, di creare, sono le medesime, se non maggiori.

2. Quanto è stato importante per voi l'entrata in line-up del chitarrista Andrea Litti (con un passato nei vari NO MENTAL EFFORT, DIA, SHANK, CAST THY EYES, TRAITOR) e del bassista Francesco Marchionna (ex-ABSOLUTE TERROR FIELD, HEADLESS)? Avete affrontato altri campi di formazione in tutti questi ultimi anni? Di solito i cambiamenti giovano sempre ad una band...

Tony: Sono stato fortunato. Ho avuto sempre e ho tuttora a che fare con fantastiche persone, oltre che musicisti preparatissimi. Fare un nome rispetto a un altro non è importante in questa sede, ma voglio solo aggiungere che ogni fase degli Ingraved è stata fondamentale per lo sviluppo di quella successiva, ogni 'battuta d'arresto', se così vogliamo chiamarla, è servita a farci crescere, non solo musicalmente, ma anche nei rapporti interpersonali. Mai come in questo momento sento una forte sinergia, un'unione di intenti mai sperimentata finora e la piena consapevolezza che possiamo spingere ancora oltre i nostri limiti. Credimi, è fantastico condividere l'esperienza Ingraved con quei quattro pazzi, che hanno il coraggio e la voglia di accompagnarmi in questa avventura.

3. Quindi, dopo 13 anni di carriera nell'underground, avete ancora la voglia di andare avanti con le stesse motivazioni? Potete fare un breve bilancio del vostro percorso musicale?

Tony: Bilancio nettamente positivo. È divertente per me pensare alla voglia di spaccare tutto e tutti, che mi portò anni or sono a contattare Gian Spalluto (ora nell'ottimo solo project 'Australasia') per formare una band di metal estremo... Figlio di quel periodo era un genere ibrido tra il post thrash metal dei Pantera e un death metal oscuro e fangoso ispirato ai mostri sacri del genere. Ricordo tanta immaturità musicale, ma tantissimi concerti in giro per l'Italia, e tanto, tanto divertimento. La nostra seconda fase è nata da una nostra esigenza di andare oltre i dorati limiti del death metal perché erano cambiati i nostri ascolti, stavamo crescendo e decidemmo quindi di sforzarci di superare certi stereotipi. Alcune nostre traversie personali hanno portato alla composizione e alla pubblicazione di 'Onryou'. Sono ancora pienamente soddisfatto di quel lavoro, caleidoscopico, con un mood che definirei quasi “commerciale” che ascolto ancora con estremo piacere. Che dire infine della nostra attuale proposta... I cambi di formazione, le esperienze maturate, è tutto lì, in quelle tracce, in cui si avvertono chiaramente le eco di tutte le nostre proposte musicali precedenti, ma
si nota anche la forte propensione ad andare oltre...

Andrea: È ovvio che abbiamo la consapevolezza per cui, arrivati a questo punto, non ci sono più treni da prendere (se mai ce ne siano stati) per arrivare chissà dove e quanto lontano. Le nostre motivazioni sono fondamentalmente la passione e l'amore per questa musica e la voglia di continuare a esprimerci, comunicare e divertirci tramite la band.

4. Musicalmente, ho notato una crescita in fase di songwriting. Siete arrivati a toccare con mano diversi elementi: partendo da chitarre più massicce e compresse a riff più melodici e moderni. Siete d'accordo con la mia opinione?

Andrea: Anche quando non suonavo con loro, gli Ingraved mi sono sempre piaciuti nonostante il mio odio viscerale per il “neomelodico svedese”. Senza nulla togliere a chi ci ha preceduti, l'ingresso mio e di Francesco nella band, e tutto quello che ne è seguito fino alla scrittura dei brani di FSCTLE e a quelli nuovi (che sono in fase avanzata di gestazione), è stata una specie di quadratura del cerchio o di matrimonio perfetto tra quello che portavamo noi come nostro bagaglio personale e la volontà, da parte dei veterani della band, di prendere strade diverse e tentare soluzioni nuove.

Francesco: Personalmente ritengo 'FSCTLE' un lavoro di transizione, una sorta di passaggio, di tappa obbligata da 'Onryou' verso il sound degli Ingraved di domani. Questo vuol dire che ci sono sicuramente novità nel sound, ma anche elementi in comune con i precedenti lavori della band.
Lo puoi notare nelle strofe se ci fai caso. In generale, però, come giustamente sottolinei, la componente ritmica è molto più presente rispetto a prima, nelle chitarre e soprattutto nel basso, e c'è più propensione all'hardcore melodico in certi frangenti, ma ancora in una fase embrionale e sperimentale. Credo che il prossimo lavoro in studio potrà definire il vero sound della band.



5. Secondo voi quali elementi non dovrebbero mai mancare in una song affinché colpisca nel segno?

Francesco: Difficile rispondere a questa domanda. Dipende cosa ti colpisce personalmente nella musica. Se una song riesce a emozionarti significa che ha utilizzato la chiave di lettura soggettiva dell'ascoltatore, che può essere più o meno sensibile al sound di batteria, alla velocità, alla voce o al sound di chitarra... Per noi, almeno nel songwriting, una buona canzone va valutata in sede live. Quando vedi che il pubblico viene coinvolto significa che la chimica funziona e quindi che quel pezzo colpisce nel segno.

Andrea: L'immediatezza innanzitutto, che non per forza vuol dire brevità di durata ma anche non perdersi in dilungamenti e orpelli inutili in sede compositiva. Poi il senso di urgenza: la canzone esiste perché chi la scrive ha necessità di “dire” qualcosa, e non perché ci sia bisogno di riempire dei minuti di vuoto o timbrare un cartellino con un compitino ben scritto...

6. Da dove nasce questa passione per queste sonorità a metà strada tra metal moderno e hardcore?

Francesco: Non è una vera e propria passione, ma piuttosto un'esigenza, quella cioè di dover convivere con cinque formazioni musicali differenti, che spaziano dall'hardcore NY alla scena post-core, dal metal estremo fino alle ultime band deathcore. Nel corso del tempo, ci siamo fasati su band quali The Ghost Inside, Obey The Brave e Comeback Kid, come punto comune, ma in realtà la fase di songwriting è stata abbastanza naturale. Ci troviamo in sala con dei riff e qualche struttura, per poi arrangiare il pezzo tutti insieme. Quel che ne esce è quello che trovi sul disco”.

Andrea: Personalmente nasce da 25 anni e oltre di ascolti mai limitati
a un genere o a una nicchia, ma sempre tesi a ricercare qualcosa che mi muovesse dentro, e che ho trovato più spesso che altrove all'intersezione di questi mondi.

7. Cosa possono vantare gli Ingraved rispetto alle tante formazioni impegnate nello stesso genere musicale?

Andrea: Non saprei. Dal vivo sicuramente c'è che non ci risparmiamo a dare tutto fisicamente, mostrando un atletismo invidiabile per degli ultra-trentenni e senza il problema di sembrare belli e alla moda o di fare le pose canoniche richieste dal manualino del metalcore. Magari chi ci ascolta distrattamente sente in noi l'ennesimo clone dei cloni, perché in fin dei conti alcuni degli elementi che compongono i nostri pezzi si ritrovano anche nell'opera di altre band: i breakdown, le parti veloci, i cori... Però in fase compositiva ci sforziamo il più possibile di seguire sentieri non tracciati, cercando di creare delle canzoni con un senso, prima che delle sequenze di riff, urla e parti di batteria.

Francesco: Nonostante suoniamo da tempo, la gente che ci conosce davvero sa bene che non ci montiamo la testa e non abbiamo arie da divi. Anzi... Tendiamo spesso a scherzare sul palco, apostrofando l'età anagrafica di qualche componente... Qualcuno la chiama 'esperienza', qualcun altro la potrebbe definire 'vecchiaia'.



8. Il titolo "From Sour Cries to Loving Eyes" vuole identificare qualche tema portante?

Andrea: Il titolo del disco è una strofa presa dal testo di 'World On
My Shoulders', una mia riflessione su quello che deriva dall'essere consapevoli della propria presenza al mondo, in questo mondo, con tutte le sue problematiche, e dal farsi carico in prima persona della propria vita, nel bene e nel male, essendo artefici del proprio futuro, sapendo che dalle cadute alle risalite, 'dai pianti amari agli occhi che ci guardano con amore', tutto ancora deve essere scritto.

9. Cosa vi rende fieri di essere del Sud Italia e cosa, invece, vi fa incazzare di questa posizione geografica?

Andrea: Mi rende fiero più che altro di me stesso - e di noi stessi come gruppo - il fatto che NONOSTANTE tutti gli ostacoli posti dal vivere qui, non ci è mai passato per la mente di mollare la presa.

10. Avete delle considerazioni da fare sull'attuale situazione sociale del nostro paese? In qualche modo vi ha influenzato durante la composizione dei nuovi brani?

Andrea: “Collegandomi a quanto detto sopra, ormai tutta l'Italia è un gigantesco Meridione d'Europa, dove il sottosviluppo, l'ignoranza, il malaffare, la corruzione ci sprofondano sempre più in basso mentre ce
ne stiamo beati e intontiti a consumare gli ultimi scampoli di libertà virtuale, tanto quella vera l'abbiamo persa chissà quanto tempo fa.
Di fronte a questo patetico spettacolo del rincoglionimento di massa nell'era della sua iper-riproducibilità tecnica, suonare ci permette
di tirare fuori tante frustrazioni che vengono dalle nostre situazioni personali, lavorative, etc., e inevitabilmente ci fanno suonare più incazzati e rabbiosi”.

11. Potete approfondire questa brutta faccenda con la tedesca Power Pain Records? A parte tutto, la cosa più importante è che il MCD sia fuori...

Francesco: Sì, sicuramente! Anzi, ti ringrazio per l'occasione e ne approfitto per chiarire la cosa. Con la Power Pain Records di Andy Krippner (piccola label con cui avevamo già collaborato per 'Onryou' e 'Just Our Lives') avevamo firmato un contratto di stampa e distribuzione di 300 copie, come in passato. Solo che questa volta le nostre copie, dopo vari ritardi, non sono mai arrivate, né tantomeno inviate in
stampa. Dopo vari ritardi e scuse accampate qua e là, la motivazione dell'etichetta è stata semplicemente quella di non aver più un euro per la stampa e l'invito a ricorrere ad eventuali via legali. Nel frattempo però, il sig. Krippner ha uploadato su iTunes il nostro lavoro, quindi invitiamo quanti desiderino scaricare la nostra musica a boicottare la Power Pain Records e a farlo invece direttamente attraverso i canali da noi direttamente gestiti, come ad esempio Bandcamp. Ringrazio, anche a nome degli altri della band, Son of Flies per averci dato una mano per
la stampa delle copie e per aver messo un lieto fine alla cosa.

12. È da pochi giorni online il vostro video promozionale per la song "World On My Shoulders". Soddisfatti del risultato ottenuto?

Francesco: Pienamente soddisfatti! Il video è davvero una bomba e il merito è tutto di Atraz & Emilia.

Tony: Non ci sono effetti speciali, trucchi o fuochi d'artificio...
Siamo noi, alle prese con la nostra musica. Per me, niente di meglio!.

13. In chiusura, lascio a voi le ultime parole. Grazie per questa intervista!

Francesco: Grazie a te per l'opportunità concessaci. In chiusura, approfitto per ricordare ai lettori che abbiamo un disco fuori, acquistabile fisicamente e digitalmente in rete, e presto uscirà un nuovo videoclip. Per rimanere aggiornati sull'attività degli Ingraved, rimando tutti alla nostra pagina Facebook (www.facebook.com/ingravedband) e ad ascoltare e scaricare la nostra musica sulla nostra pagina Bandcamp (www.ingraved.bandcamp.com). In cantiere, potrebbero esserci delle date per la prossima estate e in autunno un nuovo lavoro...



CONTATTI:

ingraved@hotmail.com
ingraved.bandcamp.com
facebook.com/Ingravedband


INGRAVED line-up:

Tony - Voce
Martin - Chitarra
Tez - Basso
Andrea - Chitarra
Donatello - Batteria


RECENSIONE:
INGRAVED "From Sour Cries to Loving Eyes" 2014 - son of flies webzine