martedì 11 marzo 2014

Intervista: RAISON D'ÊTRE - "IL LABIRINTO SOTTERRANEO"






SECONDA INTERVISTA SU SON OF FLIES PER L'AMICO PETER ANDERSSON, UNO DEGLI ESPONENTI PRINCIPALI DELLA MUSICA DARK AMBIENT, CONSIDERANDO IL FATTO CHE LA SUA LONGEVA ATTIVITA' CONTINUA ININTERROTTAMENTE DAL LONTANO 1992. HO CONTATTATO NUOVAMENTE QUESTO GENIALE ARTISTA IN OCCASIONE DELL'USCITA DEL NUOVO ALBUM DI RAISON D'ÊTRE INTITOLATO "MISE EN ABYME". LASCIO A LUI LA PAROLA. UN VERO ONORE AVERLO ANCORA NELLA MIA WEBZINE.

1. Ciao Peter. Per prima cosa, parliamo di "Mise en Abyme"! Avresti mai immaginato che sarebbe stato un nuovo capolavoro nel genere? E' molto diverso dai tuoi precedenti album...

- Sono passati quattro anni dal precedente album in studio quindi sapevo che sarebbe stato diverso. Come accade da anni ormai. Inoltre, non voglio mai fare le stesse cose e per più volte, quindi cerco sempre di trovare nuovi modi, nuove espressioni, nuovi percorsi da esplorare. Tutto questo è parte del flusso dell'ispirazione. Non mi siedo mai e dico: facciamo un capolavoro, ma d'altra parte io sono molto auto critico, tanto da essere in grado di lavorare solo con materiale di alta classe e qualità. Sono davvero contento del risultato e finora ho ottenuto una buona risposta dagli ascoltatori.

2. "Mise en Abyme" presenta la musica più complessa che tu abbia mai scritto. Cosa ti ha ispirato per arrivare ad espandere la tua tavolozza compositiva? Descrivimi il processo creativo dietro il nuovo album...

- Sai, sono passati più di 4 anni da quando il precedente album è stato rilasciato, quindi non è stato molto difficile trarre ispirazione: mi sentivo molto affamato di fare musica. Negli ultimi anni ho lavorato con tante altre cose e tra queste ho costruito un mio archivio digitale multi traccia per raison d'être (compresi tutti i miei progetti paralleli) e quindi ora posso accedere a qualsiasi traccia che ho scritto, e averla in un formato multicanale. Come ben sai ho anche ripubblicato i miei primi album in versione redux (con nuovi miglioramenti e ri-registrazioni), e questo è stato possibile grazie al mio archivio digitale, appunto. Tutto il materiale fatto prima del 2000 è stato registrato solo con il formato mixdown, così ho dovuto ri-registrarlo tutto nuovamente. Ci sono voluti diversi anni per completare il lavoro, ma ormai è fatto e il risultato finale è sorprendente. Per tornare a "Mise en Abyme", ho solo aspettato il momento giusto per formalizzare l'idea del concept, e quel momento giusto è avvenuto circa un anno fa. Il titolo provvisorio era preso dai nomi dei brani "Abyssos - Infernos - Katharos" e per qualche tempo ho pensato che quello sarebbe stato il titolo dell'album, ma a parte questa idea iniziale volevo davvero qualcosa dal suono più poetico ed è per caso che trovai il termine "Mise en Abyme". Riguardo la tavolozza compositiva, ho sempre cercato qualcosa di nuovo o di diverso da quello che ho fatto prima. E' come essere un bambino alla scoperta del mondo, trovare nuovi modi, metodi e strumenti con cui giocare. Inoltre l'intuizione ha una parte importante nel mio processo creativo. Stagnation is abandoned... That's the way with all my albums.

3. Con questo ultimo album, "Mise en Abyme", l'approccio è molto più introspettivo - solo 4 tracce rispetto a "The Stains of the Embodied Sacrifice". Che cosa ha significato per te questo album e quali credi siano gli aspetti simili o le differenze con "The Stains of the..."?

- Non ho mai contato il numero delle tracce. Tutto dipende dal concept. "Mise en Abyme" potrebbe essere il mio album più forte concettualmente parlando e lo potrebbe essere in sole quattro tracce, non di meno non di più. I miei altri album non hanno avuto "track limits" tranne forse per "Requiem for Abandoned Souls", in cui i titoli dei brani formano una sorta di poema unificato. "The Stains of the Embodies Sacrifice" è un album tanto fisico quanto spirituale, mentre "Mise en Abyme" è puramente spirituale. Sonicamente "Mise en Abyme" è molto più calmo, a volte ha uno stato quasi sognante. La registrazione del suono per "Mise en Abyme" è stata molto estesa e intensa. Ho anche utilizzato tecniche microfoniche diverse e molti metodi/strumenti interessanti che non avevo mai provato.



4. Come fai a comunicare tali strutture elaborate attraverso Raison D'Être?

- Niente è veramente chiaro e comprensibile. Io in realtà non so perché sto facendo tali cose, a loro faccio solo seguire la mia intuizione o voce interiore. Poi posso capire quello che ho fatto, ma non è qualcosa di sicuro. Possono passare diversi anni prima di comprendere me stesso, forse anche un tempo di vita.

5. E per quanto riguarda la grafica e il contenuto tematico del nuovo disco?

- Le foto sono scattate da Roberto Conte. Ha ottenuto un ottimo senso poetico della fotografia. Le sue immagini sono sempre piene di dettagli sottili e di contenuti emotivi. Ho usato le sue immagini quasi come sono, tranne per il pannello frontale e il retro del digipack, che sono un po' manipolate. L'immagine originale è quella del terzo pannello. Le immagini modificate lo sono solo in una piccola parte, la porticina nera con la croce per esempio, che è tratta da una foto di Martin Pels per lo sleeve di "Empty Hollow Unfolds".

Per comprendere appieno l'artwork bisogna avere un po' di conoscenza del concept dell'album. "Mise en Abyme" ha lo stesso tipo di quadro visivo della Divina Commedia di Dante, in maniera più semplice. Da profano, perché in realtà non condivido gran parte del contenuto o significato se non qualche simbolismo che lo avvicina ad un viaggio simile. "Mise en abyme" è come la Divina Commedia, un percorso di discesa (Abyssos) per l' Inferno, l'ascensione è una sorta di purgatorio (Katharos) e invece di raggiungere un paradiso c'è uno stato d'animo chiamato Agraphos... which means unwritten (from Aristotle's «pinakis agraphos» which is better known in Latin as «tabula rasa»). Qui Agraphos si riferisce ad uno stato ripulito dopo la purificazione (Katharos), e non uno stato dell'essere completamente vuoto, come in tabula rasa. L'artwork segue il concept in modo figurativo... mostra un cancello al subconscio e dove questo sta andando. L'immagine riesce anche a dare un suggerimento preciso, che in fondo tutto ciò può essere come un inferno, e quindi che ci si potrebbe perdere nel labirinto sotterraneo.

6. Cosa significa per te la spiritualità?

- Nel mondo moderno la spiritualità è qualcosa di quasi dimenticato. E penso sia triste tutto ciò. Nel nostro mondo tutto è incentrato sul fare profitto nel perverso sistema economico globale (sulla base dei peccati capitali), e lo si fa a spese dell'ambiente, della natura, degli animali e degli esseri umani. Ed è crescente. Penso che abbiamo profondamente bisogno di cambiare le nostre abitudini, il nostro modo di vivere, e dare alla spiritualità una stanza molto più grande nella nostra vita... Per collegare, capire e sviluppare noi stessi, questa è una delle cose più importanti che possiamo fare... and that's what makes us something more than mere animals.

7. Grazie per l'intervista. Buona fortuna con tutto!



CONTATTI: raison-detre.info webshop.raison-detre.info/mise-en-abyme


RAISON D'ÊTRE line-up:

Peter Andersson - Compositore

RECENSIONE:
RAISON D'ÊTRE "Mise en Abyme" CD 2014 - transgredient rec