sabato 5 ottobre 2013

Intervista: VORTEX - "LA SPIRALE OSCURA"






COMPORRE MUSICA E' ARTE, ED ARTE SIGNIFICA, ESSENZIALAMENTE, ESPRIMERE SE STESSI, LE PROPRIE IDEE, IL PROPRIO MONDO INTERIORE CERCANDO DI LASCIARE IL SEGNO NELL'ANIMO DI CHI ASCOLTA. IL TEDESCO VORTEX E' ARTEFICE DI UN SOUND DANNATAMENTE INTRIGANTE E OSCURO. DIFFICILE SPIEGARE A PAROLE LE POTENTI SENSAZIONI SPRIGIONATE DAL SUO NUOVO "KALI YUGA", PUBBLICATO PER LA CANADESE CYCLIC LAW. LASCIO CHE SIA MARCUS S. AD APRIRE I CANCELLI DEL SUO REGNO...

1. Ciao Marcus, grazie per la tua disponibilità nel rispondere a questa mia intervista. Prima di tutto parlaci un po' di te e della tua musica. Come sei arrivato ad avviare il progetto Vortex?

- Sei il benvenuto. Le mie ambizioni musicali risalgono alla fine degli anni '80 e inizi dei '90, quando fui brevemente coinvolto in una band post punk denominata Alice D. Mi concentrai successivamente sul Dj-ing abbandonando l'idea di fare musica per me. Dopo oltre un decennio nei vari club goth e industrial lasciai questo lavoro ricordando quelle prime esperienze. Poi, a causa di qualche nuovo software per computer iniziai a sperimentare con suoni e samples. La mia idea era quella di creare delle colonne sonore per film immaginari, insomma per il mio cinema interiore. Ben presto registrai un primo album intitolato "Waste Land", legato al mio primo progetto :Golgatha:. Alcune cose da me concepite funzionarono abbastanza bene e generarono l'interesse della rinomata label Athanor. Inoltre il progetto :Golgatha: è cresciuto come una band di tre membri impegnati nello sviluppo di un marchio di fabbrica caratterizzato da un sound che si estendeva tra percussioni rituali e oscure melodie folk. Successivamente il nostro materiale venne pubblicato dalla Cold Meat Industry. Poi, vennero meno quelle vibrazioni da soundtrack e tornai a concentrarmi sul vecchio materiale. Perciò "Waste Land" diventò il punto di partenza per il progetto Vortex, così come i miei attuali interessi sulla letteratura (sul movimento 'vorticista'). Mi sono concentrato su una particolare idea capace di combinare l'atmosfera dark con un sacco di strumenti acustici, percussioni e voci. Il primo album "Phanopoeia" è stato pubblicato dalla Tesco ed era caratterizzato da tantissimi elementi vorticisti, ben visibili attraverso la voce di Ezra Pound. Il secondo disco "Stille" lo considerammo più di un progetto artistico, perché trattava un argomento storico molto distinto. Il terzo album "Rockdrill" fu la mia prima entrata nella brillante etichetta canadese Cyclic Law che chiaramente sostituì il vuoto lasciato dalla Cold Meat Industry alcuni anni fa. Le vendite di "Rockdrill" andarono abbastanza bene e riuscì ad ottenere alcune belle recensioni, quindi, mi sembrò logico rimanere con la label di Frederic. In realtà "Kali Yuga" è parte della 'legge ciclica'

2. Quando si lavora su un album come "Kali Yuga", come si fa a bilanciare la diversità dei due stili musicali? Intendo, quello con maggiore melodia e l'altro con elementi più duri / industrial. Qual è il tuo processo di lavorazione su di essi?

- Lavoro principalmente per intuizione e sperimentazione. Per lo più parto da una certa idea e quindi inizio a provare i suoni di base, che siano essi di tastiera o appartenenti al campo già registrato. A volte succede che un pattern ritmico risulta appropriato. Cerco di evitare il campionamento per la maggior parte del tempo. Molti suoni che utilizzo
si trovano già nel processo di registrazione, come anche la mia voce in loop o alterata. Non appartengo al circuito della musica industrial, non me ne occupo, per questo motivo (per i suoni industriali più difficili) sono entrato in collaborazione con Mink M. Ra, un mio buon amico. Gli piace il materiale noise e quindi ho potuto constatare che tutto ciò funzionava. Inoltre, per questo album, ho trovato il modo giusto per migliorare la registrazione della batteria tramite effetti noise. Il feeling post-industrial di "Kali Yuga" sviluppato nel corso di 3 anni
è del tutto naturale.



3. Il titolo del disco è "Kali Yuga"! Lo hai scelto per far riflettere il feeling dark di questo concept?

- Prima di tutto sono una persona molto dark e malinconica. Tutto quello che mi piace è dark, vecchio e corroso, in un modo o l'altro. Alcuni anni fa ho visitato Kolkata in India. Sono passato attraverso uno dei luoghi più oscuri della terra: il quartiere di Kalighat Temple. E' un luogo davvero raro dove le persone adorano la Dea Kali. Ogni giorno vengono sacrificate diverse giovani capre. Ho dovuto camminare attraverso il sangue. Sono ben consapevole che Kali Yuga non è direttamente collegato a questa Dea, ma le impressioni di quel luogo non hanno mai lasciato la mia mente. Successivamente ho ricevuto ulteriori informazioni da persone spirituali indiane e cominciai a riflettere sulla connessione globale dei concetti mitici, come ad esempio l'età del ferro e l'oscurità dei secoli che appare in diverse culture. Così "Kali Yuga" è diventato una metafora adatta per la spirale che ci sta spingendo in basso e che attualmente viviamo a livello globale: politicamente, ecologicamente, culturalmente e spiritualmente.

4. Come hai fatto a conciliare il tuo approccio musicale con le diverse atmosfere cupe del nuovo album?

- Nel mio orecchio l'album non è completamente dark. Ci sono momenti di luce ("Gods of the Desert"), ma anche caos e distruzione. Come prima cosa ho cercato di essere molto vario e libero da confini di genere. Mentre ascolto principalmente gruppi come Neurosis, Wolvserpent, Wovenhand, Agalloch, Chelsea Wolfe ecc. Cerco di evitare i cliché della musica drone/dark ambient. Si inizia con il noise della chitarra di Patrick Kilian nella prima traccia. Patrick fa parte di una sofisticata band post punk denominata Roma Asleep e naturalmente sono stato veramente felice che lui abbia contribuito ad alcuni suoni per questo nuovo album.

5. Ci sono dei passaggi musicali di cui sei particolarmente orgoglioso?

- Mi sento totalmente coinvolto dalle parti di batteria e dalle voci estatiche. Non mi sono mai avvicinato tanto alla pura spirituale musica sciamanica, quanto con una canzone come "Prayer for the Iron Age". Ma mi piace anche il puro e potere impatto cinematografico della song "Kalki the Destroyer".



6. Quali erano/sono i tuoi particolari obiettivi con l'album "Kali Yuga"?

- Considero 'spirituali' album come "Rockdrill" e "Kali Yuga". Shamanic ritual music. Ha un vero margine rituale che corrisponde con le mie sensibilità. Mi auguro che questa energia spirituale possa 'infettare' alcuni degli ascoltatori in ricerca di veri suoni trascendentali. Nel corso degli anni ho avuto un sacco di reazioni molto interessanti sulla mia musica, ed è come comunicare con il pensiero della gente, senza aver avuto modo di conoscersi. L'obiettivo è: la comunicazione su un livello più emozionante...

7. Qual è, secondo te, il compito più difficile, impegnativo o piacevole, durante la composizione di un album come "Kali Yuga"?

- Ci sono diversi aspetti complicati. Nel complesso: si vuole ottenere un differente lavoro sulle tracce? Queste, saranno in grado di adattarsi alla saggezza del suono? Per tutte queste ragioni ci saranno sempre delle tracce che dovranno essere sostituite. Ovviamente tutto ciò è anche molto stimolante. Per esempio: una mia song è stata composta all'ultimo momento in sostituzione di una più debole. D'altra parte, quando si decide di uscire in pubblico con la propria musica ci sarà sempre un rischio di fallire, di essere fraintesi o addirittura ignorati. C'è sempre la paura di sentirsi feriti... Ma in generale, è un grande onore essere in grado di creare musica, collaborare con altri individui dotati e quindi ottenere la pubblicazione di un album da qualche etichetta coraggiosa e duratura.

8. Potremmo dire che la produzione che hai scelto è indispensabile per tutte queste nuove canzoni?

- Tutto questo è stato registrato in casa perché preferisco lavorare con i miei dispositivi. Sono abituato a comporre con la mia attrezzatura... riesco a gestirla nel modo migliore, come voglio io. Alla fine devo anche avere un margine abbastanza grezzo. Sicuramente non mi ritengo un fan di 'intelligent electronics’. Nel sound ci deve sempre essere sporcizia e delle reliquie analogiche. Sonic atavisms...

9. Ti sei sentito liberato personalmente ed artisticamente dopo avere vissuto questa nuova esperienza per l'album? Soddisfatto del risultato finale?

- Sì, dopo tre full-album questo è un nuovo capitolo. Ho sentito un grande senso di sollievo quando ho ascoltato il risultato finale. Con tale sound mi sento molto bene. Si, sicuramente mi porterà anche molte chances per esibirmi dal vivo e spero accadrà frequentemente in futuro.

10. Grazie ancora per l'intervista e buona fortuna per i tuoi sforzi futuri...

- Grazie tante. Attualmente sto lavorando su un nuovo album per Vortex chiamato "Exterior. Night" ispirato da alcune esperienze urbane da vero incubo. E' materiale molto dark. But more some time soon!



CONTATTI:

facebook.com/pages/Vortex-Dark-Ambient-Official-Site/101501256561704

VORTEX line-up:

Marcus S. - Sounds, Drums, All Instruments

FOTO di:

Vortex / Marcus S. - (c) 2013

RECENSIONE:
VORTEX "Kali Yuga" DIGI CD 2013 - cyclic law



VORTEX - "The Fall" tratta dall'album "Rockrill" (2011)